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FAVARA (AG)

Anticamente conosciuta col nome di Fabaria[3], Favara dista 10 km da Agrigento in direzione Nord-Est. È sita su un declivio ai piedi di una collina di 533 metri d'altezza (Monte Caltafaraci, detto Muntagneddra) che domina l'abitato.

Territorio

  • Classificazione sismica: zona 4 (sismicità molto bassa)

  • Altitudine: 338 m s.l.m.

  • Minima: 20 m

  • Massima: 533 m

  • Escursione altimetrica: 513 m

  • Zona altimetrica: Regione Agraria n. 5 - Colline litoranee di Agrigento

Clima

Favara, secondo la classificazione dei climi di Köppen, gode di un clima temperato caldo mediterraneo (Csa). È caratterizzato da un lungo periodo di siccità estiva ed inverni miti, con gelate sporadiche.

Storia

Le più antiche testimonianze umane nel territorio di Favara risalgono alla tarda età del rame (2400-1990 a.C. circa). Si tratta di ceramica monocroma rossa dello stile di Malpasso rinvenuta in una grotta in contrada Ticchiara.[4][5][senza fonte] Tra la fine dell'età del rame e gli inizi della prima età del bronzo (1900-1450 a.C. circa) si data una sepoltura ritrovata in contrada Grazia Vicina, che ha fornito ceramica acroma di impasto grigiastro che sembra ricollegarsi a quella del tipo Conca d'Oro (tarda età del rame nel palermitano) e a forme arcaiche di ceramica castellucciana (prima età del bronzo della Sicilia centro-meridionale). In contrada San Vincenzo è stata ritrovata una tomba della media età del bronzo (1450 a.C. circa).

In epoca storica il territorio favarese fu interessato dalla dominazione greca, di cui rimangono tracce in contrada Caltafaraci, dove doveva sorgere una fortificazione. Il periodo di dominazione musulmana è testimoniato dall'insediamento di contrada Saraceno e dalla permanenza di numerosi toponimi di matrice araba, tra cui lo stesso toponimo Favara, fawwāra (in arabo: ﻓﻮﺍﺭة‎), con significato di “Polla d'acqua che sgorga, gorgogliando, con impeto”.[6]

Nel periodo normanno furono costruiti parecchi casali, tra questi il Castello di Chiaramonte, conosciuto anche come Palazzo Medievale. Il castello nel XIV secolo passò alla famiglia siciliana Chiaramonte. Nel XV secolo, Favara, nonostante fosse protetta da mura urbane, subì una grave crisi demografica, in particolare tra il 1439 e il 1464. La popolazione crebbe nuovamente dal 1478 al 1497. Grazie alla famiglia De Marinis, Favara nel cinquecento raggiunse un grande sviluppo demografico.

Dal periodo post-risorgimentale al 1883 operò nel paese una cosca mafiosa, nota come Fratellanza di Favara, che si macchiò di numerosi crimini. Il 16 maggio del 1946 fu ucciso il sindaco Gaetano Guarino per mano d'ignoti.

Per ben due volte il comune di Favara si è reso protagonista di gaffe toponomastiche: nel 1994 venne dedicata una via al pilota Juan Manuel Fangio e nel 1999 fu concesso lo stesso onore al critico letterario Carlo Bo, ma al momento dell'intitolazione entrambi i personaggi erano ancora in vita[7].

Simboli

L'attuale simbolo del Comune di Favara (castello moresco sopra uno sperone roccioso, con sottostante sorgente d'acqua) è stato coniato tra la fine del mese di agosto ed il mese di settembre 1883. Questo sostituì quello recante lo stemma della casa reale, il quale veniva stampato in tutti gli enti statali. Il 30 ottobre 1886 la giunta municipale emise alcune regole riguardo allo stemma[8]:

  • doveva stare depositato nella sala del Consiglio Comunale;

  • in caso di utilizzo doveva essere portato dal messo comunale più anziano accompagnato da due guardie municipali in grande tenuta;

  • previa delibera di Giunta doveva farsi uso del gonfalone solo nei seguenti casi:

    • nelle solennità in cui sarebbe intervenuto ufficialmente il Consiglio o la Giunta Municipale;

    • in occasione di feste sanzionate dal Parlamento o di feste civili e cittadine;

    • in occasione di onoranze funebri per la morte:

    • di chi aveva sostenuto la carica di Sindaco del Comune;

    • di chi si trovava a ricoprire la carica di consigliere comunale;

    • del Pretore, Vicepretore e Conciliatore;

  • l'uscita del gonfalone doveva essere indicato con rintocchi di campana dell'orologio del Comune.

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